

A causa dell’emergenza sanitaria in atto nel nostro Paese, abbiamo deciso di prorogare la scadenza del Premio “Scribo in giallo” al 16 maggio prossimo.
Ringraziamo chi ci ha già inviato il proprio racconto e risulta regolarmente registrato tra i partecipanti: in questo caso, per correttezza, diamo la possibilità, se l’autore lo ritiene necessario, di rivedere e rinviare l’elaborato entro la nuova data di scadenza.
Di seguito il bando prorogato e il modulo di adesione, in word e in pdf, da consultare e scaricare:
BANDO SCRIBO IN GIALLO con proroga
BANDO SCRIBO IN GIALLO con proroga
Lo scrittore lancianese Remo Rapino, con il suo romanzo “Vita, morte e miracoli
di Bonfiglio Liborio”, edito per la casa editrice minimum fax, è tra i dodici
semifinalisti, scelti dalla giuria degli Amici della domenica, della LXXIV edizione
del Premio Strega 2020. La notizia è apparsa alle ore 12 di oggi sul sito ufficiale del Premio. In realtà, la proclamazione dei semifinalisti sarebbe dovuta avvenire domenica 15 marzo, a Roma, nell’ambito dell’iniziativa Libri Come – Festa del Libro e della Lettura, manifestazione sospesa a causa delle disposizioni del governo per contenere la pandemia del coronavirus.
Insieme a Rapino, compaiono gli scrittori Silvia Ballestra, Marta Barone, Jonathan
Bazzi, Gianrico Carofiglio, Gian Arturo Ferrari, Alessio Forgione, Giuseppe Lupo,
Daniele Mancarelli, Valeria Parrella, Sandro Veronesi e Gianmario Villalta.
Lanciano, 12 marzo 2020
Dal sito del Premio Strega (https://premiostrega.it/PS/i-libri-candidati-alla-lxxiv-edizione/):
https://www.youtube.com/watch?v=B1k4GvdsjHQ&feature=youtu.be
https://www.abruzzonews.eu/remo-rapino-tra-i-finalisti-premio-strega-2020-587544.html
https://www.chietitoday.it/attualita/remo-rapino-finalista-premio-strega-2020.html
https://www.espressione24.it/un-finalista-di-lanciano-al-premio-strega/
https://www.ilcentro.it/cultura-e-spettacoli/rapino-col-suo-matto-vola-verso-lo-strega-1.2386780
https://ilfaro24.it/lanciano-remo-rapino-tra-i-dodici-semifinalisti-del-premio-strega/
Quotidiano La Città di Teramo, 13 marzo 2020, articolo di Simone Gambacorta
https://www.metropolitanweb.it/?p=130995
http://www.rete8.it/cronaca/462-rapinostrega/
https://www.videocitta.news/2020/03/12/remo-rapino-tra-i-dodici-semifinalisti-del-premio-strega/
In ottemperanza ai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri atti a contenere il coronavirus e a rallentarne la diffusione, gli incontri della nostra Rassegna letteraria “Gli Appuntamenti di Villa Sirena” previsti il 20 marzo e il 28 marzo sono SOSPESI e RINVIATI A DATA DA DESTINARSI.
Inoltre, considerata la delicata situazione che il nostro Paese sta attraversando, nell’incertezza che si sta vivendo giorno per giorno e con la consapevolezza che a prevalere debba essere il senso di responsabilità civile e sociale, riteniamo opportuno RINVIARE a tempi migliori anche la CERIMONIA DI PREMIAZIONE della II edizione del PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE “SCRIBO” per racconti inediti, prevista a Treglio, presso il Teatro Studio, il 19 aprile, che vede coinvolti autori provenienti da ogni parte d’Italia.
Siamo certe che, quando tutto potrà riprendere tranquillamente, ogni appuntamento sarà davvero una festa da onorare e celebrare degnamente.
Intanto… #iorestoacasa.
Abbiamo provveduto ad avvisare i vincitori e i segnalati della seconda edizione del Premio Letterario Internazionale “Scribo” per racconti inediti. Complimenti a tutti!
I nomi verranno svelati e saranno comunicati alla stampa dopo la cerimonia di premiazione, prevista a Treglio domenica 19 aprile prossimo. Ovviamente stiamo seguendo anche noi con attenzione le evoluzioni sul coronavirus: nel corso delle prossime settimane, se sarà necessario, valuteremo eventuali decisioni legate alla cerimonia conclusiva.
Intanto ringraziamo il Comune di Treglio, nella persona del sindaco Massimiliano Berghella, per il patrocinio all’iniziativa e l’utilizzo del Teatro Studio; allo stesso modo ringraziamo di cuore Stefano Angelucci Marino e Rossella Gesini del Teatro Studio per la squisita gentilezza nel metterci a disposizione anche quest’anno quella che è la loro “casa” e per lo spirito di collaborazione e di amicizia.
In tutta la lunga, vasta produzione letteraria di Giuseppe Rosato, si sono da sempre evidenziati due grossi filoni, due approcci diversi ad esprimere il mondo e le sue sfaccettate articolazioni: la vena concettuale/filosofico/affettiva, che spazia dall’indignazione civile allo struggimento della mancanza, dall’inquietudine metafisica alla tenerezza nostalgica per condizioni e affetti scomparsi, pervasa da una malinconia e da un disagio esistenziale che avvolge tutti gli aspetti del vivere; e la vena ironica, o sarcastica e beffarda, verso ingiustizie storture e piccinerie sociali, spesso concentrata in piccoli libri dal gusto sapido o addirittura comico, in cui lo sguardo sornione dell’antico vignettista traduce i suoi segni caustici in versi irriverenti e in battute fulminanti.
Queste due anime della scrittura di Rosato, la seria e la faceta per così dire e semplificare, sono andate avanti per anni parallelamente, ognuna seguendo il suo percorso e, anche se spesso si sono incontrate in uno stesso libro, era sempre l’una a prevalere sull’altra e a conferire il carattere all’opera.
Ma con Bbdendétte stu dijalètte, l’ultima raccolta di poesie in dialetto frentano dello scrittore lancianese, accade qualcosa di diverso, perché con un equilibrio impareggiabile l’autore riesce a conciliare queste sue due anime poetiche donando ad ognuna una rilevanza, espressiva ed etica, di grande spessore, per cui l’opera risulta “leggera” e “comica” in molte pagine e dolente e amara in altre, ma nella sostanza ironia e malinconia, comico e tragico si amalgano grazie ad una scrittura che riesce ad esprimere tutta la variegata complessità dell’esperienza umana. Il titolo rimanda all’importanza fondamentale del dialetto, benedetto sia pure ironicamente, veicolo linguistico senza il quale tutta l’opera non esisterebbe. Potrebbe sembrare questa una precisazione ovvia, in quanto ogni forma espressiva esiste in quanto linguaggio, ma qui il discorso è proprio metalinguistico, all’interno della scelta dialettale e del suo declinarsi in parlata, mezzo di aggregazione di una comunità e, col tempo, suo archivio memoriale. Il poeta non solo parla per mezzo del suo dialetto lancianese, ma “viene parlato” da esso, si lascia attraversare da questa lingua, diventa uno dei tanti attori che abitano un mondo di tradizioni, proverbi, sentenze e motti dialettali restituiti, grazie all’energia del verso, alla loro ruspante vitalità, presta il suo io alle innumerevoli voci, ruvide o bonarie, di un coro, anche se nei testi più personali si distacca il suo timbro pensoso di solista. C’è, in questo scavare nella parlata dei padri, la ricerca di termini ed espressioni desueti, dimenticati, che affiorano alla memoria come improvvisi soprassalti sonori: esempi fra i tanti l’aggettivo vedellègne, che indica le budella fradice, o lu talorne, che è il piagnucolìo insistente, o l’ova hallàte (uovo gallato), che stimola un’acuta riflessione sulle antiche parole affondate, perdute nel tempo odierno che si gonfia ogni giorno di altri termini nuovi, che affollano l’orecchio ma non trovano posto nella mente. E pertanto il mondo cambia anche perché cambiano le parole per dirlo, ma questa considerazione, derivata dalla fenomenologia linguistica, si spoglia di ogni algida concettualità per declinarsi, nel verso di Rosato, in toccante e coinvolgente poesia. Tuttavia la ricerca lessicale non è soltanto archeologica, non si ferma al recupero dell’antica parlata, ma ingloba voci mutuate dall’odierno lessico tecnologico o finanziario, traducendole in lancianese con esiti stranianti e a volte esilaranti: si pensi all’amplefònne, versione abruzzese del’apparecchio acustico Amplifon, o al telefono cordeless che diventa curdelèsse, che rima ironicamente con port’apprèsse, o agli indici azionari lu Mibbe e lu Nasdàcche. Ma la volontà di adattare una lingua antica e sedimentata alle esigenze invadenti del presente genera un sovrappiù di amara ironia, una sorta di inappartenenza ai rituali e alle manie di un tessuto sociale che appare sempre più alienante, intollerante e incattivito. Se ne ha la prova in uno degli ultimi testi della raccolta, in cui la violenza tutta solo verbale di certe passate e rudi imprecazioni lancianesi non può trovare confronto nella realtà ben più crudele e ferina delle cronache attuali:
Mò t’allènte nu pacche, na sardelle,
nu scaffatone… O vû nu cazzuttòne?
Na vrettelìne, na salechejàte,
nu liscebbùsse, nu palijatòne,
na vattènte… Aspìtte, ca mò sigge,
mò ci-abbùsche, te ’n tòmme,
te facce nove-nove! Mò t’ammòlle
nu vangatòne che te fa’ vutà’
lu monne, che te fa’…
Quanta storie, na vote, lite-e-sciarre
e strille e quanta chiacchiere a lu vente
tutte le jurne, ammonte pe’ le ruve,
a lu spiazzètte, o dentr’a nu purtone.
Ma gna jèv’a fenì’? Foche de paje
che sbarejé. Mò cchiù! Tra patre, fije,
mòje, marite, ugne chi àtre, mò
n’se spreche na parole:
a-quanta pije e te s’a n-òme accìde.*
Marcello Marciani
* Da Bbendétte stu dijalette, pag. 49
Marcello Marciani presenta “Bbendétte stu dijalette” di Giuseppe Rosato a Villa Sirena il 22 febbraio 2020. (foto di Scribo – tutti i diritti riservati)
Giuseppe Rosato e Marcello Marciani a Castel Frentano, il 6 agosto 2019, in occasione del Premio “Di Loreto – Liberati”. (Foto di Scribo – tutti i diritti riservati)
Giuseppe Rosato (Lanciano, 14 maggio 1932) ha insegnato Lettere e lavorato per la RAI, nei servizi culturali e nei programmi, e per riviste e terze pagine di quotidiani. Ha pubblicato libri di versi in lingua e in dialetto (a incominciare da “L’acqua felice”, Schwarz, Milano 1957), di narrativa, prose brevi, aforismi, oltre ad operine satiriche, epigrammatiche, parodistiche. Ha condiretto le riviste Dimensioni (1958-1974) e Questarte (1977-1986). Nel 1966 ha fondato con Ottaviano Giannangeli il Premio Nazionale “Lanciano” (poi “Mario Sansone”) di poesia dialettale. E’ stato segretario generale del Premio Flaiano di Pescara, dall’anno della sua fondazione fino al 1991. Ha vinto prestigiosi premi letterari, tra i quali il “Carducci” (1960) e il “Pascoli” (2010). Nel 2010, per la sua attività letteraria e culturale, è stato insignito del “Frentano d’Oro”.
Marcello Marciani è nato e risiede a Lanciano (CH). Ha pubblicato: “Silenzio e frenesia” (Quaderni di “Rivista Abruzzese”, Lanciano 1974), “L’aria al confino” (Messapo, Siena-Roma 1983), “Body movements”, con traduzione inglese a fronte di Amelia Rosselli (Gradiva Publications, Stony Brook-New York 1988), “Caccia alla lepre” (Moby DicK, Faenza 1995), “Per sensi e tempi” (Book, Castelmaggiore 2003), “Nel mare della stanza” (LietoColle, Faloppio 2006), “La corona dei mesi” (LietoColle,Faloppio 2012), “Rasulanne” (Cofine, Roma 2012), “Monologhi da specchio” (Robin, Torino 2017) e, infine, “Revuçégne”/”Rovistamenti” (Puntoacapo, Alessandria 2019). Suoi testi in dialetto frentano sono stati eseguiti negli spettacoli Mar’addó’ (1998-1999) e Rasulanne (2008/ 2012), dove ha partecipato anche come attore. Dal 1988 al 2008 è stato segretario organizzatore del Premio Nazionale di Poesia in Dialetto “Lanciano-Mario Sansone”. Ha ricevuto diversi premi, fra cui: Gabicce Mare, Matacotta, Nelle terre dei Pallavicino, Noventa-Pascutto, Pandolfo, Penne, Ischitella-Pietro Giannone, Salva la tua lingua locale, Giuseppe Malattia della Vallata, Poesia Onesta. È presente in riviste e antologie italiane e statunitensi con componimenti in italiano e in dialetto.
Stamattina, a “Buongiorno Regione”, sulla TGR Rai Abruzzo, nella rubrica “Parole d’autore”.
Il giornalista Antimo Amore, in una meravigliosa sintesi di parole e immagini, ci restituisce l’essenza di Bonfiglio Liborio, il “cocciamatte” che ha attraversato il Novecento, nato dalla penna dello scrittore lancianese Remo Rapino.
“Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, edito da minimum fax, è candidato al Premio Strega 2020.
Domani mattina, martedì 25 febbraio, alle 7.30, su Rai 3, a “Buongiorno Regione”, nella rubrica “Parole d’autore“, il giornalista Antimo Amore si occuperà del romanzo di Remo Rapino “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, candidato al Premio Strega, edito dalla casa editrice minimum fax.
Foto di Giuseppina Fazio
Si svolgerà domani, sabato 22 febbraio, alle ore 18, presso Villa Sirena, sita a Treglio, in contrada San Giorgio 86/a, la presentazione del libro di versi in dialetto abruzzese, dal titolo Bbendétte stu dijalètte, del poeta lancianese Giuseppe Rosato.
L’evento, che costituisce un fuori programma all’interno della rassegna “Gli appuntamenti di Villa Sirena”, ciclo di incontri letterari organizzati dall’Agenzia Scribo di Lanciano, è patrocinato dal Comune di Treglio.
Oltre all’autore, interverranno Franco Di Nenno, Nicoletta Fazio e Marcello Marciani. Le letture saranno a cura di Gigliola D’Antonio, di Gianna Spinoglio e dello stesso Rosato.
Lo sponsor della serata è la Cantina Eredi Legonziano.
L’ingresso è libero.
Giuseppe Rosato (Lanciano, 14 maggio 1932) ha insegnato Lettere e lavorato per la RAI, nei servizi culturali e nei programmi, e per riviste e terze pagine di quotidiani. Ha pubblicato libri di versi in lingua e in dialetto (a incominciare da “L’acqua felice”, Schwarz, Milano 1957), di narrativa, prose brevi, aforismi, oltre ad operine satiriche, epigrammatiche, parodistiche. Ha condiretto le riviste Dimensioni (1958-1974) e Questarte (1977-1986). Nel 1966 ha fondato con Ottaviano Giannangeli il Premio Nazionale “Lanciano” (poi “Mario Sansone”) di poesia dialettale. E’ stato segretario generale del Premio Flaiano di Pescara, dall’anno della sua fondazione fino al 1991. Ha vinto prestigiosi premi letterari, tra i quali il “Carducci” (1960) e il “Pascoli” (2010). Nel 2010, per la sua attività letteraria e culturale, è stato insignito del “Frentano d’Oro”.
Non perdete, stasera, venerdì 31 gennaio, alle ore 20.00, su Rete 8, l’intervista a Remo Rapino sul suo romanzo Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (minimum fax). Per chi stasera è impegnato, niente paura: l’intervista andrà in onda anche sabato 1° febbraio alle ore 14.45, sempre su Rete 8.
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