È una scelta coraggiosa e in controtendenza quella operata da Aldo Di Virgilio nel suo ultimo romanzo “Il pettirosso d’oro”, edito per le Edizioni Mondo Nuovo. A fronte di tanta produzione contemporanea – che si avvita su se stessa e che si imbriglia tra le maglie sempre più strette dell’autobiografismo, o nella quale il narratore abdica a favore di un solo personaggio, la cui voce e il cui punto di vista imperano nel corso del racconto –  Di Virgilio si riscopre romanziere, affabulatore; ripesca l’arte dimenticata del narrare e imbastisce una storia compiuta, senza funamboliche frammentazioni o artifici o oziosi e forzati sperimentalismi che compiacciono gli scrittori ma che finiscono per negare al lettore il piacere dell’immaginazione e dell’immedesimazione. Ciò non vuol dire che “Il pettirosso d’oro” si annunci come un’opera di maniera, sorpassata, che segue e persegue il cliché di una classicità retrodatata e che appaga i palati dei più nostalgici. L’innovazione è uno dei punti di forza dell’ultimo lavoro di Di Virgilio, lavoro che si fatica a includere nell’etichetta piuttosto riduttiva di “romanzo”. Si parlerà, invece, di romanzi, che si agitano all’interno di una struttura unica, sapientemente architettata.  Al di là della trama principale, infatti, – che vede come personaggio principale Michael Burton, un giovane pittore squattrinato che, in una Londra vittoriana fin de siècle, viene chiamato ad affrescare le volte delle gallerie del Bethlem Royal Hospital, l’ospedale psichiatrico più antico d’Inghilterra – convergono nella narrazione una serie di storie e di vicissitudini che riguardano Burton, ma delle quali egli non è sempre il diretto protagonista. Capita, ad esempio, che la prima parte, indispensabile prodromo dell’intera vicenda, sia dominata, governata dalla figura di Laura Grylls, madre di Michael e giovane figlia di un ricco commerciante londinese, la cui bellezza esotica, quasi ferina e primitiva, numinosa, diviene motivo delle attenzioni di Adam Gordimer, rampollo di un’ altrettanto ricca famiglia. Tra teatri, sale da tè, interni in penombra, Di Virgilio comincia a tessere una impercettibile tela di ragno, nella quale il lettore finisce inevitabilmente per rimanere invischiato e trascinato. L’atmosfera pacifica e rassicurante, infatti, è perturbata e increspata da un linguaggio che, serrato, inquieta e scombussola la realtà apparente, e nel quale ricorrono senza soluzione di continuità termini come “trappola”, “inganno”, “anomalia”, “fuorviante”, “imperfezione”, “ipocrisia”; parole che rimandano non a una unità ma a un pluralismo di significati. È come se l’autore invitasse il lettore a non fidarsi del velo di Maya che ammanta le cose, a leggere oltre e dentro un testo nel quale niente è come sembra, niente è come appare. Mentre Di Virgilio compone la sua struttura, infatti, ingannandoci con i comportamenti di Adam che si finge cavalier servente nei confronti di Laura, dall’altra parte prepara con cura la miccia di un ordigno che esploderà fragoroso alla fine della prima parte, nella quale, come ha detto il poeta Paolo Colacioppo, «si consuma una tragedia greca» i cui esiti e la cui portata investiranno, attraverso un effetto domino, l’intera vicenda. Così accade che l’inconsapevole Laura da dominatrice, da “Medusa” dai capelli corvini, come la definisce l’autore, si fa vittima, mentre Adam, da gentleman, si fa Plutone che insidia Persefone: si consuma, in una climax tensiva ascendente, il dramma imprevedibile, la catastrofe inappellabile che invade e pervade tutto il romanzo, che sfilaccia e slabbra l’equilibrio iniziale e che si rinnova nella figura del pettirosso d’oro, unica benevola presenza mentre all’interno di un Hyde Park desolato una ragazza somigliante alla Persefone di Dante Gabriel Rossetti viene violata da un Apollo dagli occhi così simili nel colore alla foglia di un ulivo. L’intreccio tra mito e storia, che si converte in Di Virgilio in mitologhema, conferisce a questo episodio una gravità e un peso tali che l’atto di Adam non è solo riprovevole ma costituisce un gesto di profanazione, di desacralizzazione della figura femminile, che ha sempre un’aura divina nel romanzo: una colpa che s’intrude e si intrufola a tal punto nella narrazione da avere il suo corrispettivo nella morte della diafana Liz Mac Farley, fanciulla ossessivamente amata da Burton, e sua modella, barbaramente uccisa da una mano sconosciuta tra le mura del Bethlem.

La prima parte del romanzo, dunque, non è solo preparatoria allo sviluppo successivo: essa è vento che scompiglia vele, destini ed esistenze, motore di un dramma familiare che avrà echi e riverberi sulla sorte di tanti personaggi, punto di non ritorno, poiché è da quella violenza che nascerà Michael, sebbene egli ne rimanga sempre inconsapevolmente estraneo eppure, nello stesso tempo, intimamente e psicologicamente coinvolto sin dalla tenera infanzia. Non sarà difficile per il lettore trovare tracce di anomalie nei comportamenti di Laura, anche nei confronti del figlio, bizzarrie o atteggiamenti che rendono il personaggio doppio, polimorfico, contraddittorio.

Ma è questo un aspetto che regola e caratterizza ogni personaggio del romanzo (a parte delle rare eccezioni, come la nonna di Burton e il di lui padre adottivo), ciascuno dei quali, come un giano bifronte, briga con una doppia maschera, quella reale e quella interiore, arrabbattandosi, di volta in volta, in un gioco di opposizioni e di camuffamenti. La percezione che ne deriva è schizofrenica, e contagia anche il narratore che, a parte delle incursioni nella prima persona singolare della parte centrale, è esterno ma assume su di sé la prospettiva dei personaggi, attraverso un “intuarsi” continuo nelle pieghe profonde delle molte anime che albergano nel racconto: così, nella prima parte, si è totalmente immersi nella maniacalità di Laura, nella seconda viviamo accanto a Michael e alla sua fidanzata Liz nel Bethlem Royal Hospital, assistendo anche agli orrori ai quali sono sottoposti i pazienti, nella terza siamo tutt’uno con lo sguardo indagatore, prosaico e crudo di Oliver Deck, un giovane commissioner in lunacy, chiamato a risolvere lo strano caso dell’assassinio di Liz.

Questa prospettiva schizofrenica, in linea con uno dei grandi temi del libro, che è, appunto, la follia, si riflette sul genere del romanzo; romanzo che non è ascrivibile a nessun genere preciso, ma che vira dal propriamente storico al dramma familiare e sociale, dal giallo al noir, dalla biografia di un pittore reietto alla storia d’amore. Tale congerie conferisce al romanzo un’icasticità marcata, un’aderenza alla realtà più vera e autentica di quella che si è soliti trovare nei romanzi spiccatamente di genere. L’abilità di Di Virgilio è quella di muoversi su piani diversi, di diventare burattinaio della vita dei suoi personaggi, di maneggiare, come i contafavole, aspetti molteplici e vari dell’esistenza delle sue creature, la cui storia deborda sempre dalla trama elementare del romanzo, dà luogo a curiosità, misteri e suggestioni, ammicca a un racconto altro, nascosto, segreto, che è materia buona per un convincente e altrettanto intrigante prosieguo.

Erede della tradizione cechoviana, Di Virgilio riprende il tema della follia non tanto per l’ambientazione del romanzo che, come si è detto, si svolge prevalentemente nel Bethlem Royal Hospital, quanto perché egli sparge i germi della pazzia – che si allarga a macchia d’olio, come un miasma, persino nella società, più volte definita “ipocrita” – anche tra i cosiddetti “normali”, rendendo di fatto nulla la distinzione tra insania e salubrità mentale (si pensi all’assurda fobia del dottor Bishop di incontrare i pazienti de visu, al piacere sadico che il dottor Hughes prova nel torturare i poveri ospiti del Bethlem, alle bambole dalla testa mozzata di Laura). L’occhio della follia è ovunque, nella parcellizzazione del corpo umano (l’autore non descrive mai i personaggi a figura intera, ma isola, quasi sempre, particolari elementi che ricorrono in modo ossessivo, come gli occhi e le chiome di Liz e di Laura), nel richiamo continuo a particolari e intensi profumi che inebriano, stordiscono a tal punto da far provare una dionisiaca ubriachezza che è simile a un venir meno o al perdere il ben dell’intelletto. Di Virgilio attinge nelle descrizioni a una tavolozza di colori praticamente illimitata, in un tourbillon di tinte e sfumature quasi imbizzarrite; e ogni colore è un umore, un personaggio, una profezia che sta per rivelarsi, il sigillo di una identità, l’indizio di qualcosa di eternamente vagheggiato, come il blu per Michael. Rimane, però, su tutti, l’oro del pettirosso, totem e amuleto di Laura, che lei stessa fa riprodurre in serie dai gioiellieri. Ed è nel pettirosso che risiede la chiave del giallo dell’assassinio di Liz.

Giuseppina Fazio

 

Il pettirosso d’oro è disponibile nelle migliori librerie italiane, nei maggiori bookstore online e nelle librerie D’Ovidio, Barbati e MU di Lanciano (CH).

 

L’AUTORE:

Aldo Di Virgilio, nato a Chivasso nell’aprile 1968, risiede a Lanciano. Laureato in giurisprudenza, lavora nella pubblica amministrazione. Giornalista pubblicista, ha diretto per alcuni anni la rivista culturale on-line www.lasezioneaurea.info. Ha svolto anche il ruolo di caporedattore, editor e ghost writer presso Argentodorato Editore di Ferrara. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo le raccolte di racconti “La strategia del batticoda”, 1999, presso il sito LIBUK, Fazi Editore e “Sette piccoli fanti”, 2006, Carabba editore. Suoi romanzi sono “Il codicista”, 2017, “Amanita Phalloides”, 2018, “Lacrime nere” (insieme a Chiara Domeniconi), 2022, “Ovicodramma”, 2023, tutti editi sempre da Argentodorato Editore di Ferrara. Infine, con la stessa casa editrice ha dato alle stampe i saggi “Disseminazioni”, come orientarsi nel caos tempestoso delle parole”, 2019, e “Sordello da Goito e i rapporti con l’Italia Peninsulare”, 2021.

          Lo scrittore Aldo Di Virgilio

Recensione di Nicoletta Fazio al romanzo “Partitura per pioggia” di Sabino De Bari, edito da Montag

 Il sentimento dell’amicizia è al centro del primo romanzo di Sabino De Bari, “Partitura per pioggia”, edito da Montag nel 2023. Lisa e Dario, come spesso accade anche nella vita, si incontrano nei corridoi dell’università e non si lasciano più. Il loro legame speciale, intessuto di quotidianità e riflessioni profonde, confidenze e complicità, parte da una chiacchierata sui libri e approda, infine, nelle ultime pagine, a un dialogo sull’importanza della scrittura e dei finali.

Una particolarità del romanzo, infatti, è quella di intrecciare la storia principale con quindici finali, scritti da Dario, che fa leggere il manoscritto proprio a Lisa. Sulla scorta di Calvino e del suo “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, dove compaiono dieci incipit di diversi romanzi, De Bari tributa un omaggio allo scrittore sanremese, interrogandosi (e portando il lettore a interrogarsi) sul valore delle parole, sulla funzione della letteratura e sulla connessione tra letteratura e vita. “Ed è esattamente per questo che scrivo” dice Dario. “perché l’inchiostro ha il potere di cambiare i destini. Quando butti giù la tua versione della storia in qualche modo la crei davvero. E nessuno ci impedisce di credere che davvero quel finale possa essere possibile, se lo vogliamo. Mi piace anche pensare che quello che scrivo possa essere, come dire, predittivo – oltretutto è successo già un sacco di volte – e che tutto quanto sia ancora suscettibile di cambiamento…”.

Ne viene fuori una narrazione interessante, ben amalgamata tra le parti, originale, un’opera prima felicemente riuscita perché piena di sensi, spesso nascosti e non immediatamente evidenti e percepibili. Ed è proprio questa la forza del romanzo di Sabino De Bari, che è poi il potere della seduzione, anche in letteratura: saper giocare, con acume e intelligenza, non svelando subito intenti, significati e artifizi, non privando mai le pagine dei veli che l’ammantano di raffinato riserbo.

Con uno stile chiaroscurale e profetico, immersivo, ammaliante nell’uso sapiente della lingua e dei diversi registri, l’autore guida il lettore attraverso le vicende dei tanti personaggi presenti, tutti, in un certo senso, in cerca di un riscatto, di un orizzonte altro foriero di nuove possibilità, di rivincita e di rigenerazione. In realtà, “Partitura per pioggia” rappresenta da un lato l’affresco della miseria e della grandezza dell’uomo contemporaneo – o, forse, dell’uomo di ogni tempo – teso tra inquietudini e speranze, tra sogno e disillusione, tra manchevolezze e redenzione; dall’altro, è un viaggio affascinante e screziato alla ricerca della più sfuggente e inarrivabile delle emozioni: la felicità.

Nicoletta Fazio

 

Il romanzo è disponibile sul sito della casa editrice Montag https://www.edizionimontag.it/catalogo/partitura-per-pioggia/, in tutti gli store on-line e si può ordinare in ogni libreria.

L’AUTORE:

Sabino De Bari è nato a Molfetta nel 1975. È laureato in Lettere Moderne all’Università di Bari con una tesi in Letterature comparate in cui ha accostato la poesia francese a quella italiana, in particolare le opere di Paul Éluard e Sandro Penna, indagando il tema della felicità nel più vasto scenario della poesia contemporanea. Suoi racconti sono stati pubblicati sulla rivista letteraria “Inchiostro”. Ha ottenuto importanti riconoscimenti in concorsi letterari nazionali e internazionali, tra i quali “Asdovos”, “Rocco Carbone”, “Città di Grottammare”, “Scribo”, “Città di Seregno”, “Il giardino di Babuk – Proust en Italie”. Ha all’attivo la pubblicazione delle sillogi poetiche “Esterno pioggia” (Il Filo) e “Altri luoghi” (Leonida). Un suo racconto, La bellezza storta, è stato pubblicato nel volume antologico “Baresi per sempre – Viaggio emozionale nel cuore di Bari”, edito a maggio 2023 dalle Edizioni della Sera, a cura di Manlio Ranieri. Collabora come redattore con “Colori Vivaci Magazine”, per cui ha tenuto anche laboratori di scrittura creativa. “Partitura per pioggia” è il suo primo romanzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione di Nicoletta Fazio al romanzo “La legge. La giustizia. Io.” di Monica de’ Rossi, edito da Europa Edizioni.

“Emma ha trent’anni, è alta, morbida, porta i capelli neri a caschetto come il personaggio dei fumetti Valentina ed è una bella donna, ma il suo vero punto di forza è il fascino bollente”. Questo l’incipit del romanzo “La legge. La giustizia. Io.” di Monica de’ Rossi, edito da Europa Edizioni, che introduce subito al lettore la protagonista della storia: Emma.

Emma, nonostante la giovane età, è un avvocato di successo, brillante e spregiudicata. Ha una sorella gemella, Irene, e le due vivono in simbiosi, legate ancor di più dal vuoto che si portano dentro: la madre Olga, una russa bella e raffinata, infatti, le ha rifiutate, costringendo anche il marito, succube della sua personalità forte ed egocentrica, a far crescere le figlie lontane da loro. Questa decisione non è dettata da motivi economici o di stringente necessità, tutt’altro – Olga e Carlo appartengono all’alta società romana e conducono un tenore di vita molto alto – e quindi la loro scelta risulta ancor di più deprecabile e scellerata. È l’egoismo di Olga a farla da padrone insieme al senso di possesso nei riguardi del marito, che “non voleva dividere con nessuno, nemmeno con il sangue del suo sangue. Lei doveva essere l’unica donna della sua vita…”. Olga “non era mai stata una figlia affettuosa, […] quando era piccola era fredda con tutti e non creava legami o amicizie, solo conoscenze di convenienza”.

Emma e Irene crescono, dunque, portandosi dietro una mancanza incolmabile. L’anaffettività della madre, la sua freddezza e la sua insofferenza le poche volte che è costretta a vedere le figlie segnano in modo indelebile l’interiorità delle due ragazze che, pur essendo gemelle, hanno un temperamento differente e reagiscono in modo opposto anche all’assenza dei genitori, come sottolinea l’autrice: “Irene era una bambina molto sensibile e fragile, voleva sempre stare con Emma e giocare con le bambole; sognava di diventare una donna bellissima e trovare il principe azzurro per riempire il vuoto che aveva dentro. […] Lei sapeva che sua mamma non l’aveva voluta, e il suo pensiero era sempre rivolto a ciò che le mancava e non a ciò che aveva. Emma invece cresceva con un carattere molto diverso, non desiderava affatto un principe azzurro, ma inseguiva la libertà e l’indipendenza. Pensava che, se suo padre non era stato capace di starle vicino, non lo sarebbe mai stato nessun altro”.

Un evento tragico e inaspettato sconvolge d’un tratto la vita di Emma: l’omicidio di Irene. Da questo momento in poi la narrazione si arricchisce dell’atmosfera misteriosa e fosca del thriller, conducendo il lettore per sentieri intriganti e oscuri dove dominano la brama di denaro, l’arrivismo, il potere, ma, soprattutto, la vendetta.

È interessante notare come evolve la psicologia dei personaggi man mano che ci si inoltra nella trama. Mentre Olga rimarrà sempre uguale a se stessa, dall’inizio alla fine, rigida e ferma sulle sue posizioni, immutabile e coerente nella sua incapacità di amare e di uscire dal guscio inviolabile del suo ego – addirittura rimane totalmente indifferente di fronte alla morte di Irene! – l’indole di Emma subirà un’evoluzione forse impercettibile, ma tale da sottolineare, in modo quasi provocatorio, il legame con la madre. Emma, infatti, a ben vedere, nella sua sete di giustizia, si rivelerà ben più spietata di Olga. “Il perdono non esiste…” afferma, mettendo in atto il suo piano diabolico, un piano che non contempla il rispetto delle regole, delle leggi, ma solo il perseguimento dell’unico obiettivo possibile: la vendetta feroce e completa. Anche nei riguardi della madre, che avrebbe bisogno del suo aiuto, Emma non avrà pietà: la compassione non è contemplata nel suo vocabolario, che conosce solo il codice inesorabile dell’”occhio per occhio, dente per dente” e l’ingiusta, disumana perfidia della privazione dell’amore materno. Di contro, Olga non si mostra mai tenera con la figlia, ma ha sempre un modo di porsi pretenzioso e superbo. “Se solo le avesse chiesto scusa dei tanti anni di rifiuto, se le avesse mostrato un po’ di affetto, forse avrebbe cambiato idea, invece…”: è sempre l’amore o, in questo caso, il non-amore a condizionare le scelte dei personaggi. Olga non si piega, fino a pagare a caro prezzo il suo atteggiamento altero e gelido. Se in lei la maternità è mortificata e annientata, non così è per la madre di Olga e nonna di Emma, Irina, che incarna nel romanzo la figura materna, dolce, premurosa e amorevole. E gli uomini? Anche dei personaggi maschili emerge una vasta gamma di caratteri, tra cui spiccano le personalità forti del nonno delle gemelle, Nicolai, e di Lucas, l’uomo che con amore e costanza riuscirà a conquistare la ribelle e riottosa Emma.

Con una prosa snella, ritmata, veloce, che non indugia in digressioni superflue, ma va dritta al cuore dell’azione, l’autrice consegna al lettore un romanzo avvincente e appassionante, a tratti carico di una forte sensualità, dove le venature di noir e di eros si amalgamano con la riflessione sull’amore, sulle potenzialità e i limiti dell’Io e sul confine sottile tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Nicoletta Fazio

 

“La legge, La giustizia, Io.”, edito da Europa Edizioni, è disponibile in formato cartaceo e in e-book in tutti gli store on-line e si può ordinare dal proprio libraio di fiducia:

https://www.amazon.it/legge-giustizia-Io-Monica-Rossi/dp/B0C3FQ729P

https://www.europaedizioni.com/prodotti/la-legge-la-giustizia-io-monica-de-rossi/

https://www.lafeltrinelli.it/legge-giustizia-io-libro-monica-de-rossi/e/9791220139083

https://www.mondadoristore.it/La-legge-La-giustizia-Io-Monica-De-Rossi/eai979122013908/

https://www.ibs.it/legge-giustizia-io-libro-monica-de-rossi/e/9791220139083

https://www.unilibro.it/libro/de-rossi-monica/la-legge-la-giustizia-io/9791220139083

 

L’AUTRICE

Monica De’ Rossi, nata a Bologna nel 1971, ha sempre lavorato con i numeri, ma ciò che ama di più sono le lettere. Ha coltivato il sogno nel cassetto di scrivere un romanzo e, con l’incoraggiamento del marito e del figlio, si è imbarcata in questa avventura che le ha permesso di esplorare lembi della fantasia a lei sconosciuti. Appassionata della natura, sia nelle camminate e nei pellegrinaggi che nelle avventure in mare, ama gli ampi spazi, montagne da scalare e mare aperto.

Monica de’ Rossi

Recensione di Nicoletta Fazio al romanzo di Monica De’ Rossi “Nella natura dello scorpione” (Altromondo editore) 

Che cos’è l’amore?

Questo il primo degli interrogativi che emerge dopo la lettura de “Nella natura dello scorpione” di Monica De’ Rossi, edito da Altromondo editore nel marzo 2023. Un romanzo che, fin dalle prime pagine, punta il dito sull’ampio e screziato ventaglio del genere umano e sui sentimenti, belli e brutti, che ognuno dona e riceve. La vita di Raffaele, il protagonista, è infatti condizionata non solo dalla morte del padre ma anche – e soprattutto – dalla carenza di affetto da parte della madre. In un ambiente culturalmente e socialmente degradato, il bambino si farà ragazzo e poi uomo recando sempre dentro di sé delle ferite mai rimarginate, un vuoto, una mancanza incolmabile, un dolore inespresso che si manifesta in atteggiamenti e scelte che rivelano rabbia, insoddisfazione, vendetta, senso di rivalsa per quanto a lui è stato negato: in primo luogo la serenità e il calore di una famiglia.

A dispetto della sua spavalderia e arroganza, Raffaele è “un contenitore di dolore”, come scrive l’autrice; di lui risaltano la simpatia insieme a una “spietata freddezza”, l’orgoglio, il disprezzo verso il genere femminile e il carattere, complesso e contraddittorio, pieno di ombre. Tutto ciò lo porta a crearsi una doppia vita, pulita da una parte, criminale dall’altra: “Si stava costruendo la vita pubblica di chi si guadagna da vivere onestamente facendo il garzone del supermercato […], ma di notte era un ladro e uno strozzino.”; “Di giorno ripudiava se stesso, si guardava allo specchio e si vedeva con gli occhi di sua moglie che lo considerava un uomo onesto e buono, ma quando scendeva la notte era come se calasse il sipario e vivesse un’altra vita. Era un’altra persona nello stesso corpo, senza pentimento e senza scrupoli”.

Centrale è la relazione tra Raffaele e le donne. L’amore nel romanzo viene declinato in tutte le sue sfaccettature. Più che di amore, si tratta spesso del suo contrario: possesso, opportunismo, puro piacere, egoismo. È un impulso forte, onnipresente, ma che rimane a livello epidermico. Raffaele “non capiva l’amore” e, quando lo incontra, non lo sa apprezzare. La figura limpida e delicata di Antonella – antitetica a quella fredda e cinica della madre e al personaggio calcolatore di Romina – suscita in lui addirittura un sentimento di disprezzo, di derisione. E sì che, in fondo, in maniera forse inconsapevole e di sicuro sbagliata, Raffaele l’amore lo cerca e lo cercherà fino alla fine, inseguendo l’illusione di averlo trovato. A dominare nel romanzo è la passione, una carnalità istintiva, infuocata, a volte cruda e animalesca. L’attrazione, l’eros, il desiderio corrono sulle pagine infondendo loro una forza voluttuosa e dirompente.

In un gioco perverso, sprezzante dei sentimenti altrui e che non conosce rispetto né dignità, anche le donne rivestono spesso un ruolo che non è solo di vittime ma anche, a loro volta, di carnefici. L’amore non trionfa, e i personaggi principali, per motivi diversi, non sono in grado né di riconoscerlo né di riceverlo né di sostenerlo. Eppure sia Raffaele con Antonella sia Diana con Max avrebbero una possibilità di riscatto, un’occasione di felicità, che però non sanno cogliere.

A essere mortificato non è solo l’amore di coppia, ma anche quello tra genitori e figli: legami negati e ridotti all’annientamento totale, come se il destino si divertisse a replicare una storia già vissuta.

Scritto con uno stile snello e un ritmo rapido e cadenzato, “Nella natura dello scorpione” si muove tra realismo, sfumature sottili e risvolti psicologici, in un’analisi attenta e lucida della società e un’esplorazione delle insondabili profondità dell’animo umano.

                                                                                     Nicoletta Fazio

 

Il libro è disponibile sul sito della casa editrice Altromondo al link https://www.altromondoeditore.it/libri/nella-natura-dello-scorpione/#informazioni_tab_
Si trova, inoltre, in tutti gli store on-line e si può ordinare in ogni libreria.

 

L’AUTRICE

Monica De’ Rossi, nata a Bologna nel 1971, ha sempre lavorato con i numeri, ma ciò che ama di più sono le lettere. Ha coltivato il sogno nel cassetto di scrivere un romanzo e, con l’incoraggiamento del marito e del figlio, si è imbarcata in questa avventura che le ha permesso di esplorare lembi della fantasia a lei sconosciuti. Appassionata della natura, sia nelle camminate e nei pellegrinaggi che nelle avventure in mare, ama gli ampi spazi, montagne da scalare e mare aperto.

Monica De’ Rossi

 

Dopo accurato e attento esame dei 108 racconti pervenuti da tutta Italia, l’agenzia Scribo ha così deliberato:

PRIMO classificato il racconto “Il castello di carte” di TIZIANA COLOSIMO – Latina.

SECONDO classificato il racconto “Vuoti di memoria” di ILARIO GIANNINI  – Empoli.

TERZO classificato il racconto “Melissa tra gli orchi” di FRANCESCA SANTI – Livorno.

Vista l’alta qualità stilistico-narrativa dei testi pervenuti, l’agenzia Scribo ha creduto di attribuire una menzione speciale ai seguenti racconti (in ordine alfabetico per cognome dell’autore):

“La pandemia in giallo” di Franco Amato – Lucca;

“Paradosso in giallo” di Franco Cadenasso – Genova;

“Occhio per occhio” di Analisa Casali – Cremona;

“Una vita, forse due” di Stefano Cossara – Treviso;

“Testimone silenzioso” di Antonino D’Accorso Li Destri – Varese;

“La bagnante dagli occhi verdi” di Roberto Dal Bianco – Manerba del Garda (BS);

“Un amore da magnum” di Franco Fiorucci – Soldano (IM);

“Thursday club” di Fabio Forlivesi – Cervia (RA);

“Il quinto comandamento” di Manuela Fucci – Napoli;

“Michi Martello” di Luigi Lazzaro – Pescara;

“La gita scolastica” di Mariangela Maretti – Mirandola (MO);

“Cravatta al ristorante” di Gisella Paccoi – Roma;

“Mutazione” di Fulvio Rombo – Sanremo (IM);

“Intrigo bollente” di Bruno Volpi – Alessandria.

Scribo provvederà ad avvisare via e-mail non solo i vincitori, ma tutti i partecipanti. Ci preme ringraziare gli autori per la fiducia e la pazienza, e complimentarci con tutti coloro che hanno aderito al concorso. Presto comunicheremo la nuova data della diretta on-line in cui potrete conoscere i primi tre classificati.

A seguito delle richieste pervenute, considerando la lunga pausa estiva di ferie e relax, concediamo una proroga alla scadenza del bando della II edizione di “Scribo in giallo”.
La nuova data di scadenza è fissata a lunedì 4 settembre.
Desideriamo altresì ringraziare i tanti autori che ci hanno già inviato i loro racconti, accordandoci stima e fiducia. “Scribo in giallo” è una piccola costola dell’Agenzia Scribo ed è un concorso nato quasi per caso, per la nostra grande passione verso il genere giallo, affiancando il nostro più conosciuto premio “Scribo” per racconti inediti a tema libero. Con la vostra ampia e qualificata partecipazione, però, anche “Scribo in giallo” può ambire a diventare un premio longevo e di alto livello. Grazie di cuore.
Dopo lunga lettura e valutazione dei numerosi testi inediti pervenuti, comunichiamo IN ORDINE ALFABETICO i nomi dei 45 autori che, tra 137 partecipanti, hanno superato la prima scrematura e le cui opere restano in gara (omettiamo, per ora, il titolo dei testi):
Attina’ Davide;
Azzoni Antonella;
Bagliani Francesco;
Bertaina Silvano;
Bevilacqua Laura;
Bonazzoli Mario;
Cantagallo Anna;
Caragiale Damien:
Carbone Antonio Italo:
Carta Fercia Maria Carla;
Casati Alessandra;
Cascino Riccardo Maria;
Clementi Alberto;
Clerici Sergio;
Daneri Ida;
De Benedictis Pasquale;
Elia Fabio;
Fedrigotti Paolo;
Forlivesi Fabio;
Franceschini Bruna;
Franzo Chiara;
Gamberini Sanzio;
Gardenghi Tinca;
Gasparri Andrea;
Gelli Rebecca e Ventura Giovanni Luca;
Ingannamorte Gabriele;
Ingo Salvina Maria;
Lisena Silvia;
Maccioni Paolo;
Manoni Sandro;
Michelini Paolo;
Minghetti Marco;
Moglioni Benedetta;
Monti Francesco;
Mora Cristina;
Nocenti Gianluca;
Panini Marco;
Parrella Sebastiano;
Pavan Tamara;
Ragosta Michele;
Rossi Fabrizio;
Scavino Giovanni Vittorio;
Sesia Piero;
Sironi Claudiano;
Stochino Emanuele.
Ricordiamo, come da bando, che entro l’autunno si conosceranno i vincitori. Essendo il numero di opere in gara elevato e di livello qualitativo molto buono, l’agenzia Scribo si riserva di prendersi tutto il tempo necessario per valutare e decidere. I risultati saranno comunicati a tutti i partecipanti e resi noti sui social e sul sito di Scribo.

SCADENZA INVIO RACCONTI: 1 AGOSTO 2023

Cosa vi combina Scribo? Assecondando la richiesta dei tanti giallisti che ci chiedevano quando avremmo riproposto il nostro concorso di genere, eccola la seconda edizione di “Scribo in giallo”, per racconti, editi e inediti, di genere giallo, noir, poliziesco, thriller.

Tutte le informazioni potete leggerle nel bando integrale che segue, dove troverete anche il modulo di adesione.

 

BANDO SCRIBO IN GIALLO II EDIZIONE (file word)

BANDO SCRIBO IN GIALLO II EDIZIONE (file pdf)

Siamo felici di annunciare l’uscita del volume “Channeling: consigli e rivelazioni dalle dimensioni di luce”, edito da Youcanprint, della nostra autrice Tamara Casati. Un libro di sicuro originale, spirituale, che apre una finestra di luce sulla dimensione intangibile e misteriosa dell’aldilà, nella convinzione, come scrive la stessa autrice, che “noi tutti siamo nient’altro che luce, energia calda e brillante intrisa di amore vero”.
Complimenti a Tamara, che avremo modo di conoscere meglio nei prossimi giorni con un’intervista video su questo suo ultimo libro di cui – ne siamo certe – si parlerà tanto.

L’autrice Tamara Casati

Avete voglia di stimoli diversi per trovare l’ispirazione e la voglia di scrivere? Desiderate confrontarvi con altre persone amanti, come voi, dei libri e della scrittura, o semplicemente sognate di trascorrere delle ore in un ambiente diverso, tranquillo e accogliente, attorniati solo dal fascino e dai suoni della natura?

Scribo ha la soluzione per voi! Due incontri di due ore l’uno nell’oasi rilassante del giardino di Villa Sirena! Cosa faremo? Per cominciare leggeremo alcuni racconti di autori classici e contemporanei (scelti da noi di Scribo), li analizzeremo condividendo ciascuno le proprie impressioni; vi lasceremo, poi, del tempo per voi, per scrivere, prendere appunti, riflettere, confrontarvi, fare domande, sognare…

Chi, alla fine dei due incontri, avrà scritto un racconto (speriamo tutti!), potrà leggerlo ad alta voce agli altri partecipanti. Inoltre, se vorrà, lo pubblicheremo sul sito e sulla pagina facebook di Scribo.

Portate carta e penna, o il tablet, il pc… Acqua e bevande fresche le offre Scribo!

RICAPITOLANDO…

DOVE: Villa Sirena (in giardino), c.da San Giorgio, 86/A, Treglio (CH)

QUANDO:

venerdì 30 giugno, ore 18.30-20.30

venerdì 7 luglio, ore 18.30-20.30

A CHI E’ RIVOLTO: a tutti coloro che amano scrivere e desiderino ritagliarsi del tempo per sé, ritrovando la gioia di guardarsi dentro, annusare il mondo, scovare nuove idee e nuovi stimoli per i propri racconti, leggere, ascoltare, condividere, stare insieme.

COSTO: € 40 (+ iva 4%) = € 41,60

Per chi è iscritto al laboratorio di editing con Nicoletta Fazio o ha già seguito uno dei nostri laboratori invernali, riserviamo un particolare SCONTO di dieci euro: € 30 (+ iva 4%) = € 31,20

 

PER ISCRIVERSI O OTTENERE MAGGIORI INFORMAZIONI:

scriboservizieditoriali@gmail.com

349.2546145